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La Carriola, l’uomo dal fiore in bocca

Regia Natale Filice; con Mario Massaro, Alessandro D’Acrissa; costumi Rosalba Catte; sonrizzazioni Alessandro Giannace; grafica Gianpaolo Palumbo;
La falsa riga del treno costituisce il filo conduttore piu’ appariscente tra la carriola e l’uomo dal fiore in bocca. Ci sono, a guardar bene, elementi meno appariscenti, capaci, pero’, di una piu’ profonda compenetrazione. Da una parte l’idea dell’inesorabile, del filo che sta per essere tagliato, del muro oscuro, che sostituisce una impossibile e dimenticata metafisica; dall’altra il fardello della vita quotidiana che, a dispetto delle sue apparenze, nasconde trabocchetti e baratri nei quali la coscienza rischia di perdersi per sempre. I due elementi risultano attrarsi e respingersi, attraverso una logica che sfugge: l’uomo malato di epitelioma e il brillante avvocato non sono banalmente le due facce di una stessa medaglia, ma si guardano da lontano studiando uno le mosse dell’altro, pianificando strategie, cancellando di volta in volta, interi pezzi di universo.
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La Cavalleria Rusticana

Regia Natale Filice; con Annalisa Gioia, Alessandro D’Acrissa, Antonio Fratto, Mario Massaro
e con Mariarosa Sansone, Eugenia Ferraro, Ines Epifanio, Vincenza Nicolino, Etta Pisano, Jessica Mellard
costumi Rosalba Catte; sonorizzazioni Alessandro Giannace; luci Mario Giordano;
grafica Gianpaolo Palumbo
 
“Vado per un servizio, madre. Non ne posso fare a meno. Datemi la chiave del cancello, che esco dall’orto per far piu’ presto. E voi, madre, abbracciatemi come quando sono andato soldato, e credevate che non avessi a tornar piu’, che’ oggi e’ il giorno di Pasqua.
Dico così, come parla il vino, che ne ho bevuto un dito di soverchio, e vado a far quattro passi per dar aria al cervello. E se mai… alla Santa, che non ha nessuno al mondo, pensateci voi, madre”
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Il Gatto con gli stivali

con Elisa Ianni Palarchio e Mario Massaro; Costumi  Rosalba Catte;
Graphic Design costantinosammarra.it | Elisa Ianni Palarchio;
Scenotecnica e Fonica Lorenzo Vommaro; Ideazione e Regia Natale Filice

La celeberrima fiaba “IL GATTO CON GLI STIVALI”, che nel tempo ha visto varie elaborazioni (Perrault, Straparola, Fratelli Grimm),- e’ quì presentata in una piece teatrale di alto impatto emotivo e scenico. L’utilizzo di diversi linguaggi (sonoro, verbale, olfattivo) rende lo spettacolo unico e trasporta i bambini in uno straordinario viaggio creativo e interattivo. Una fiaba da un contenuto educativo quanto mai attuale al giorno d’oggi: scoprire i propri talenti, le proprie capacita’ individuali, impegnarsi con tenacia, costanza e creativita’ per raggiungere i propri obiettivi, dai piu’ piccoli ai piu’ grandi.

APPUNTAMENTI
Il gatto e l’orco hanno divertito i bambini nelle scuole di:
18/11/2010 Corigliano (CS)
19/11/2010 Luzzi – Valleleotta e Civita (CS)
20/11/2010 Luzzi – Cavoni (CS)
22/11/2010 Luzzi – Timparello e Sergente (CS)
24/11/2010 Luzzi – Gidora (CS)
26/11/2010 Luzzi – Centro e San Leo (CS)
27/11/2010 San Lucido (CS)
29/11/2010 San Lucido (CS)
02/02/2011 Santa Maria del Cedro (cs)
11/02/2011 Rossano III° Circolo (CS)
15/02/2011 Rossano III° Circolo (CS)
16/02/2011 Rossano III° Circolo (CS)
17/02/2011 Rossano III° Circolo (CS)
18/02/2011 Cosenza III° Circolo
19/02/2011 Rende III° Circolo
21/02/2011 Rende III° Circolo
25/02/2011 Rende III° Circolo
01/03/2011 Rossano I° Circolo
04/03/2011 Rossano I° Circolo
05/03/2011 Rende III° Circolo
27/03/2011 Montalto Rassegna Camera Teatro

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Fedra

da Seneca; traduzione, adattamento e regia Natale Filice; musiche originali Salvatore Sangiovanni;
una produzione PORTA CENERE |opera|teatro|arte|

con Denny Mendez, Josephine Carioti, Alessandro D’Acrissa, Annalisa Gioia, Geremia Longobardo, Mario Massaro, Francesco Reda; Costumi: Maruska Staropoli; Scenografia e Scenotecnica: Eros Leale, Gianluca Salomone; Sonorizzazioni: Lorenzo Vommaro; Graphic Designcostantinosammarra.it | Elisa Ianni Palarchio; Aiuto Regia: Rosy Chiaravalle; Regista Assistente: Mario Massaro; Responsabile di Produzione: Angela Rizzuto
si ringrazia la Scuola Civica di Musica “Ada Campagna”, il Comune di Mendicino (CS), il centro commerciale il Castello di Bisignano, Teatroper.

A risalire la stretta piu’ arcaica del mito si fa presto a smarrirsi. Perdipiu’ la visione diacronica dell’uomo contemporaneo, la sua idea di sviluppo, di scienza, di progresso, di ‘evoluzione’ ci induce a considerare a priori il Mito come sintagma immaginale, articolato in componenti  e elementi concatenati esclusivamente dalle leggi della causalita’ e della propedeuticita’. Eppure, una visione antinomica, rispetto all’attuale setting generalistico e paternalistico della cultura dominante,  e’ ancora possibile. Il problema fondamentale, comunque, resta il prosciugamento semantico e i restringimenti interpretativi che fanno terra bruciata attorno ai segni e ai simboli, al fine di ricondurli a significati noti e certi, gia’ acquisiti, non pericolosi. E così, di quadro in quadro, di opera  in opera, di teatro in teatro, la questione si allarga, cristallizzandosi in varie forme e costituendo una sorta di grande museo immaginale ed emozionale. Secondo questa via, il Mito ha insegnato e insegna all’uomo a pensare, a distinguere e a concepire idee complesse: come in un gioco di specchi multidimensionali che riproducono, deformandola, l’immagine originale, che si confonde nel bagliore della trama riflettente. E allora perche’ Seneca? Forse perche’ gli aspetti pedagogici del suo stoicismo debbano o possano insegnare o re-insegnare all’uomo contemporaneo i valori fondamentali della vita? No, grazie! Forse perche’ una Fedra scritta ‘solo per essere letta’ puo’ essere una sfida stimolante per giovani teatranti ansiosi di sperimentare? No, grazie! Cio’ che mi interessa, invece, e’ l’aspetto piu’ squisitamente teoretico della tragedia senechiana e’ in altre parole, non il ‘messaggio’, ma la cruciale ricreazione del tempo. Il Tempo, appunto, e’ il riferimento principale di questa lettura, in quanto capace di regolare, sregolare, organizzare e disordinare  eventi e dimensioni. L’idea non banale del  Tempo, quindi, letto come organismo trans-teatrale e performante, lambisce, urta, permea e scolpisce gli apparati e le architetture previsti in questo allestimento. La  scena: col suo corpo frontale, bidimensionale e pubblico, e quello prospettico, tridimensionale e privato, che guida, paradossalmente, lo sguardo lungo la direzione della spada di Aiace; la  musica: con le sue dinamiche apparentemente monodiche, che ridistribuisce nel tempo e nello spazio i cristalli impazziti della rottura del Mito.  Così la Fedra di Seneca diventa Opera contemporanea (tra lirica e prosa), come ingrandimento di quella stessa rottura della linearita’ del mito, che oggi ancora possiamo chiamare tragedia.

APPUNTAMENTI
14/07/2011 Montalto (CS)
20/07/2011 Cosenza
21/07/2011 San Giovanni in Fiore (CS)
22/07/2011 Laurignano (CS)
28/07/2011 Monopoli (BA)
01/08/2011 Nettuno (ROMA)
03/08/2011 Villapiana (CS)
08/08/2011 Rocca Imperiale (CS)
09/08/2011 Bagnoregio (VT)
11/08/2011 Badolato (CZ)
13/08/2011 Spezzano Piccolo (CS)
16/08/2011 Sant’andrea di Conza (AV)
12/09/2011 Triggiano (BA)

Solo. Solo nel fitto piu’ fitto. Mi guardo intorno e mi accorgo che i cani non sono piu’ davanti a me, ma alle mie spalle. Non resta che fuggire, a destra , a sinistra… o avanti che sia, ma fuggire. Spezzare rami, attraversare roveti e fiumi, scalare monti,- e fuggire, fuggire sempre piu’ veloce. Fino a quando, finalmente, i latrati si attenuano  e i muscoli possono riposare. Poi alzo gli occhi… dove sono? Quella luce… sulla radura. E allora, la vedo. Ferma e magra, con la veste al ginocchio, la ragazza dagli occhi trasparenti…
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Biancaneve e i sette nani

ideazione e regia Natale Filice; con Elisa Ianni Palarchio e Mario Massaro
scene Eros Leale; sonorizzazioni Lorenzo Vommaro; partecipazione in voce di Stefania De Cola
grafica costantinosammarra.it
Come immaginarsi uno spettacolo su Biancaneve? Quali elementi creativi alla base di quella che e’ una fiaba troppo sminuita da riletture varie e che nel tempo ha perso la sua fascinosa morale?
Che cos’e’ la vanita’? Fino a cosa sono disposti gli adulti per primeggiare sugli altri? Cosa significa solidarieta’? E la “diversita’” dei sette nani intristisce o rende complici della loro normalita’? E che poteri ha davvero uno specchio? E il Principe azzurro e’ sinonimo di felicita’, o una metafora di una vita che sogniamo? Leggere una fiaba e’ come entrare in un mondo fantastico, ma vederla rappresentata dal vivo, passando dal racconto alla scena, permette una ricollocazione materiale di se in uno spazio nuovo, in cui incontrare personaggi trasformati in personae – lo specchio magico, i sette nani, il principe azzurro, la regina cattiva e naturalmente Biancaneve
Attraverso gag, un racconto semplice e conciso, colori, costumi, personaggi e pupazzi, interazioni tra attori e pubblico, lo spettacolo offre ai bambini un’ora di sogno, di allegria e di spontaneita’, senza perdere di vista il valore didattico e formativo che una fiaba porta con se da secoli: riscoprire il messaggio di Biancaneve vuol dire prendere coscienza del valore universale del coraggio e dei pericoli veicolati dalla vanita’ umana.
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Giovannin senza paura

Giovannin senza paura, spettacolo per ragazzi ispirato alla fiaba di Italo Calvino
Con Elisa Ianni Palarchio, Mario Massaro De Marco; Regia: Natale Filice
Video & Grafica di Costantino Sammarra; Tecnica Audio/Video: Lorenzo Vommaro

Il protagonista di questa fiaba, un ragazzo audace e coraggioso, tanto da girare in lungo e in largo senza aver timore di nulla, si trova un giorno a dover affrontare la più eroica delle prove: passare una notte intera in un palazzo disabitato da dove, si dice, nessuno sia mai tornato vivo. Il nostro eroe, per nulla impensierito dall’impresa, si inoltra nel palazzo e affronta l’avventura con il suo proverbiale coraggio. Cosa si nasconde nel palazzo? Quali prove dovrà affrontare il protagonista affinché la sua audacia venga ripagata?

<span “font-size:14.0pt;=”” line-height:150%”=””>Lo spettacolo, di facile fruizione, fa da subito entrare gli spettatori nell’atmosfera della fiaba mediante l’interazione tra pubblico e attore in carne ed ossa, la partecipazione attiva alla storia, gli oggetti, le scene e i costumi realizzati appositamente. Tutto questo fa da cornice alla morale che la fiaba porta con se: le virtù sulle quali verte tutto il racconto, ovvero la forza d’animo e la fiducia in e stesi per affrontare le avversità che si incontrano, al di fuori della sicurezza e del conforto familiare.

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Il Piccolo Ulisse

In caso di un piccolo Ulisse che risale la corrente del mito, emettendo il primo vagito nel sogno di un cacciatore, all’interno di una tana di volpe: semplicemente una storia non-vera, eppure non-falsa. Proponiamo, con i cuori traboccanti di gioia, la negazione degli ultimi vent’anni. Non solo e non tanto perché sono stati inutili, arrabbiati, stucchevoli e ignoranti, ma, piuttosto, per postularne la non-esistenza.

Il nostro Ulisse non viaggia, non persuade, non uccide. Si limita ad una semplice quanto barbarica emissione vocale. Ritrovare il filo del Mito, per riannodare la trama della nostra coscienza di teatranti nel mondo, risulta, ormai, pretenzioso quanto impossibile. Piccolo Ulisse nasce sotto un cielo nordico di fine estate, al riparo dalla nuova vulgata dialettofona e minoratamente ideologica. La minorazione, per la verità, c’è, ma è inesplicabile e intraducibile attraverso una lingua fintamente oralizzante e presuntuosamente fiabistica. Davanti ai nostri occhi balenanti di prosimetri si annoda la sincronia di un morto vivente: l’Opera.
In conclusione, al centro della piazza, allestiamo un nuovo nascondiglio per ladri, briganti, streghe e concubine.

Opera lirica in un atto 


con musica di Salvatore Sangiovanni e libretto di Natale Filice
Con Antonio Fratto, Andrea Graziano, Imma Iovine, Mario Massaro, Roberto Nadiani
Illustrazioni di Elisa Ianni Palarchio; 
Animazioni di Costantino Sammarra; 
Costumi di Rosalba Catte;  Tecnico Video Lorenzo Vommaro; Pianisti collaboratori: Annachiara Muzzachi, Fabio Ciancio
Scene e Regia di Natale Filice
Spettacolo realizzato con il patrocinio del Comune di Mendicino (CS)

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I figli di Babbo Natale

Marcovaldo è un uomo semplice e buono, e lavora come facchino presso una grande azienda: la Sbav. Il Direttore dell’azienda è un ricchissimo uomo interessato soltanto al profitto, e sotto Natale decide di far consegnare pacchi dono a tutti i ricchi Direttori d’Azienda della città. Il povero Marcovaldo si trova a dover fare tanto lavoro extra per consegnare i regali, e suo malgrado, accetta di farlo travestito da Babbo Natale. La sua è una famiglia semplice, che lo ama e sostiene nonostante la corsa forsennata che si vede obbligato a fare, e in una festa dedicata agli affetti come il Natale, inesorabilmente trasformata dal consumismo, la più grande lezione arriva proprio da suo figlio, che con l’ingenuità propria dei bambini, aiuta il figlio del Direttore, un bambino viziato e annoiato, a divertirsi veramente e con poco. Uno spettacolo divertente e dal clima natalizio che mette in evidenza le due facce del Natale: da una parte la frenetica rincorsa al business e ai regali, dall’altro il più alto valore dei sentimenti e della famiglia soprattutto nei periodi di festa. L’uso di diverse tecniche teatrali, rende lo spettacolo fruibile anche ai bambini più piccoli, dai 6 anni in su.

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Re Giangurgolo e le Arance d’oro

Capitan Giangurgolo è la maschera del calabrese che ha attraversato secoli di storia di commedia dell’arte: spavaldo e ingordo, spaccone con i più deboli ma sottomesso coi più forti.
In questo spettacolo, il nostro Capitano è diventato Re ed è pronto per una nuova avventura, che lo vedrà protagonista di un divertentissimo canovaccio, nel quale vivono personaggi che sotto una apparenza buffa e goliardica, nascondono debolezze e sentimenti profondi. Un viaggio alla scoperta della maschera del calabrese, che merita di essere conosciuta dalle nuove generazioni per aggiungere un tassello importante al composito mosaico della nostra storia.
​Il linguaggio è ricco ma chiaro, ed ha il preciso intento di non raccontare agli spettatori una storia piana, ma preziosa nella varietà espressiva che offre la lingua italiana. Il nostro eroe, strampalato ed egoista, viene calato in una atmosfera fiabesca e goliardica, alle prese con una figlia che pensa solo ad “uscire” ed un Consigliere candido e buono con cui tesse un rapporto fatto di equivoci e fraintendimenti, posti alla base di un dialogo comico fortemente ritmico, che prende le mosse e omaggia apertamente gli sketch del cinema italiano più famosi. Inganni, tranelli, fraintendimenti, giochi di parole, zuffe e misteri, si risolvono in una baruffa totale tra tutti i protagonisti che mette a posto ogni cosa, ristabilendo un nuovo equilibrio tra i personaggi, utilizzando il lieto fine, che tanto è atteso nelle commedie, nel quale scopriremo chi ha rubato le arance d’oro e aiuteremo la Principessa a trovare il vero amore, dando a Re Giangurgolo una bella lezione di umiltà!