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Alfabeto Inesatto

Un viaggio in cui la poesia incontra la strada, la favola si mescola al reale e la musica diventa corpo e racconto. I testi scelti – lampi, visioni, spigolature di epoche diverse – non obbediscono a un ordine cronologico: sono parole che scavano, che interrogano, che sorprendono. Frammenti che si inseguono e si completano, componendo una mappa emotiva e civile del presente.

Musica e parole: un corpo unico
La musica, dal vivo, è protagonista: elettronica e acustica, improvvisata e composta, canto e silenzio. È paesaggio e personaggio insieme, capace di amplificare le parole o contraddirle, di aprire squarci visionari o creare atmosfere intime e sospese. Lo spazio scenico è in continua metamorfosi, si trasforma in un luogo in cui le parole dei grandi autori italiani si spogliano dei nomi e diventano patrimonio condiviso, esperienza collettiva, immaginazione viva.

Alfabeto Inesatto
Nato dal desiderio di evocare, più che raccontare, “Alfabeto Inesatto” apre molteplici finestre sul reale: sguardi che oscillano tra tensione e meraviglia, tra slancio visionario e ironico disincanto. Le parole non si affrettano, non si perdono nel rumore del mondo. Si fanno lente, fisiche, vive. Vibrano nell’aria come memoria e poesia, come silenzi che raccontano più dei suoni, come melodie che tracciano sentieri invisibili. Ogni voce, ogni nota, ogni gesto è un invito a fermarsi, a lasciarsi attraversare dall’immaginazione. Perché, a volte, ci sono verità che si dicono meglio tra le righe.

Con Elisa Ianni Palarchio, Mario Massaro, Mirko Iaquinta, Valerio Massimo Filice e Camilla Colonna (arpa)

Le Bureau de Porc

Le Bureau de Porc

Il testo ha come punto di partenza la fiaba di Barbablù di Perrault. La nostra versione vuole incantare e infondere le suggestioni insite nel testo, facendo assaporare e vivere le sensazioni e le atmosfere “meravigliose” della aba. Ma, allo stesso tempo, pone al centro i conitti tra contadini e proprietari. Un monologo in cui il narratore, sempre distinto dai personaggi di cui narra, conduce una vera e propria indagine sui fatti accaduti, avvalendosi immagini e suoni.

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Il Pesciolino d’Oro

Il pesciolino d’oro è uno spettacolo dal forte impatto visivo. Racconta la curiosa avventura di un povero pescatore che si trova a pescare nella sua rete un pesciolino magico, il quale per ringraziarlo di averlo liberato, gli concede la possibilità di chiedergli qualunque desiderio. Il pescatore, contento di ciò che ha, rifiuta di possedere più del dovuto, mentre la sorella lo esorta a ritornare dal pesciolino d’oro a chiedere sempre di più. Ma alla fine quando le richieste della sorella diventano eccessive, tutto ritorna come all’inizio. Nel solco della classica parabola che recita così: “chi troppo in alto va cade sovente, precipitevolissimevolmente”. Lo spettacolo prevede l’uso di tecnologie visive di ultima generazione con videomapping che creano una esperienza immersiva e interattiva rendendo i ragazzi parte della stori

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Ismene

​L’idea non banale del Tempo letto come organismo trans-teatrale e performante, lambisce, urta, permea e scolpisce gli apparati e le architetture previsti in questo allestimento. La scena: col suo corpo frontale, bidimensionale e pubblico, e quello prospettico, tridimensionale e privato, che guida lo sguardo lungo la direzione della spada di Aiace; la musica ridistribuisce nel tempo e nello spazio i cristalli impazziti della rottura del Mito. Così ISMENE di RITSOS si fa ANCORA PIÙ contemporanea, come ingrandimento di quella stessa rottura della linearità del mito che oggi ancora possiamo chiamare tragedia.

da Ritsos Adattamento e Regia Nat Filice
con Stefania De Cola e Annalisa Gioia
Musiche Originali Sudan DiBona & Salvatore Sangiovanni
Costumi Antonella Carbone; Scene e Luci Eros Leale
Video compositing e Video Mapping Valerio M. Filice
Tecnica Audio Video Gianpaolo Palumbo, Lorenzo Vommaro

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Mille Piani all’Alba

Un progetto pop-rock in cui si intrecciano canzoni originali, poesie e brevi storie della letteratura fantastica per restituire le dimensioni di confine tra il reale e l’irreale, quel disordine incerto e rapido del sogno che viaggia sospeso lungo la notte e rimane altro da noi, difficile da trattenere dopo l’alba, anche solo nel ricordo. Drammaturgia e regia Emilia Brandi Musiche originali Peppuccio Garofalo Canzoni composte da Peppuccio Garofalo (musica) ed Emilia Brandi (testi) Tecnico luci Matteo Costabile ​Costumi Antonella Carbone
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Tenimmoce Accussì

Una divertente commedia dal sapore agrodolce che raccoglie le confessioni di una donna in lotta con il tempo che passa e che si muove e si produce in una riflessione sul senso minimo della vita, a partire dal saper fare un latte di mandorla per esaltarne le qualità e il gusto sublime, fino a lambire un certo senso di beata rassegnazione circa un corpo che ha oltrepassato l’età della giovinezza e perde tono col trascorrere del tempo. Il culmine della digressione si raggiungerà con un imbarazzante contrattempo che ci consegnerà una donna abbandonata senza freni inibitori alle emozioni inaspettate che scaturiscono dai piccoli avvenimenti della vita quotidiana, rivelandone un crescendo arguto e aggressivo.

TENIMMOCE ACCUSSI’
scritto e diretto da Elisa Ianni Palarchio
con Mario Massaro
costumi Antonella Carbone
direzione tecnica Matteo Costabile
tecnico audio Lorenzo Vommaro
voice off Renato Costabile
Sonorizzazioni Antonio Arena

 

Senza nome

Il Pianeta degli Alberi di Natale

Lo spettacolo, nato in forma laboratoriale, coincide con le celebrazioni per il compleanno di Gianni Rodari, per i suoi 100 anni da gigante delle pedagogia e della fantasia libera.
Il Pianeta degli alberi di Natale è un luogo ideale dove tutto va come vorremmo, dove l’unico limite lo pone la nostra immaginazione. Durante questi mesi, di sicuro, abbiamo tanto desiderato plasmare il nostro pianeta ideale, visto che quello che abitiamo è tanto cambiato e ci ha dato un forte scossone negativo, forse è arrabbiato con noi, e chissà, magari ha anche ragione.
Allora ha ancora più senso pensare un pianeta dei desideri, dove ci disfiamo di tutto ciò che non va, e una volta tanto teniamo solo ciò che vogliamo. Dall’immaginazione passeremo finalmente all’azione, costruiremo il nostro pianeta, lo popoleremo coi suoi abitanti, umani, animali, alberi, fiori e case. Formeremo una piccola galassia in cui tutti i pianeti saranno facilmente connessi e visitabili, e sarà una bellissima installazione per ripartire dai nostri sogni, che non sono mai spariti.
Ciascun pianeta avrà il suo nome, come i suoi abitanti, e passarvi accanto accenderà i luminosi pensieri di chi lo ha plasmato.
Saremo pronti per ricominciare a vivere, finalmente, il teatro, come veicolo per rendere più veri i nostri sogni, e naturalmente, anche se in ritardo: buon compleanno Gianni Rodari!

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La Pace

Lo spettacolo è ispirato a diversi capolavori del teatro: da LA PACE di Aristofane, a ASPETTANDO GODOT di Beckett, fino all’UBU ROI di Jarry. Opere che hanno in comune un linguaggio semplice ma inaspettatamente efficace e che dietro a parole comuni celano verità orribili sulla guerra e sul significato dell’umanità; soprattutto sono accomunati da un linguaggio corporeo incisivo, composto da gesti e movimenti che, a volte, eludono la parola, fino a renderla inutile. La performance si compone di cinque momenti essenziali:
L’ATTESA: I protagonisti attendono che qualcosa accada: sono in un perenne gioco di azioni quotidiane: chi sono? Cosa  aspettano? Sembra che qualcosa sia imminente, risolutivo; ma sarà così?
LA MISSIONE: I nostri protagonisti vengono arruolati con l’obiettivo di sconfiggere il Nemico che si trova nell’imprecisata Patria X. Il Generale è un omino nevrotico che fa richieste insensate, come tutti i militari ed è accecato dalle “irragionevoli ragioni” che recano con sé i conflitti. 
LA PARTENZA: I ragazzi partono e come in tutte le partenze si nascondono entusiasmo e malinconia; e così sarà anche per loro.
IL VIAGGIO: Durante il loro viaggio verso la Patria X, hanno un incidente e si imbattono in uno strano tipo di arma, La Pace. Un’arma misteriosa, forse potentissima, di cui nessuno ha mai sentito parlare e che, di conseguenza, nessuno sa usare.
L’EPILOGO: Tra gag e situazioni strampalate, riusciranno a raggiungere la Patria X, e un incontro con altri soggetti simili a loro, svelerà a cosa sia servito il loro percorso: ritrovare sé stessi negli altri, scoprendo l’inesistenza di un vero nemico e innescando la pace, considerata alla stregua di un ordigno, con un gesto semplice come può essere offrire del cibo ad uno sconosciuto affamato.

Lo spettacolo fa parte del percorso “Il Teatro non ha colori” del progetto “L’Arte di Conoscersi in Cantiere“. Il progetto, finanziato con risorse del fondo FAMI del Ministero dell’Interno e della Unione Europea, ha l’obiettivo di promuovere la cultura dell’integrazione attraverso percorsi artistici espressivi alternativi ed innovativi con interventi volti ad aiutare i Minori Stranieri non Accompagnati (MSNA) ad affrontare il loro percorso di integrazione nella società. Beneficiario del progetto è il Comune di Mendicino che in partnership con PartecipaAzione Onlus e Porta Cenere può, tramite personale esperto e qualificato, intervenire positivamente sul problema dell’integrazione sociale dei MSNA, che continua a rappresentare uno degli aspetti più problematici del sistema asilo italiano e calabrese. La Calabria, seconda regione italiana per numero di MSNA accolti (pari all’ 8% dei censiti sul territorio nazionale), di cui oltre il 90% è nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 18 anni, risente della scarsità di iniziative tese alla inclusione culturale dei migranti, nonché della mancanza di luoghi di aggregazione sul territorio. L’integrazione oggi non è ancora un “processo bidirezionale dinamico ed articolato”: da un lato i minori migranti, non sono totalmente preparati e aiutati a integrarsi, dall’altro le comunità e le istituzioni pubbliche non sono abbastanza preparate per adempiere al compito di sviluppare politiche sensibili ai bisogni specifici. Tale quadro rende difficoltosa la mutua conoscenza degli attori sociali. Tuttavia i MSNA esprimono il bisogno-necessità di avere maggiori occasioni di contatto con gli italiani, anche attraverso la partecipazione in attività culturali–sociali. Le nostre azioni progettuali in favore dei minori prevedono percorsi creativi espressivi, attività ludico-conoscitive, di sensibilizzazione e di comunicazione, utilizzando forme di espressione artistica e linguaggi creativi, non verbali e corporei, che abbattono le difficoltà legate alla lingua facilitando le capacità di comunicazione. La metodologia è di tipo relazionale e socio- educativa, con la condivisione dei lavori dei percorsi seguiti con i coetanei autoctoni coinvolti. I ragazzi che prendono parte alle attività, tutti ospiti di centri di seconda accoglienza dell’hinterland di Cosenza, hanno un’età compresa tra i quindici e i diciotto anni, arrivano dal Gambia, dalla Nigeria, dal Ghana, Costa d’Avorio, Senegal e ancora dell’Egitto, dal Mali, dalla Guinea, dal Pakistan ma anche dalla vicina Albania. La presenza dei Minori Stranieri non Accompagnati allo spettacolo “La Pace” e la Mostra dei lavori da loro realizzati, rappresentano quanto la nostra iniziativa sia stata capace di favorire l’integrazione permettendo ai ragazzi di conoscere maggiormente il territorio e i contesti ospitanti, rafforzando le relazioni sia con gli adulti che con i coetanei autoctoni, coinvolgendo anche strutture culturali come la vostra realtà. Il processo di inclusione non può prescindere dalla sensibilizzazione delle comunità autoctone.  L’impatto a medio e lungo termine che il progetto si attende di raggiungere è un sensibile cambiamento della comunità cosentina e calabrese, interessata dal fenomeno migratorio in modo considerevole, in relazione a una maggiore interazione, scambio, relazione tra cittadini italiani e stranieri, e il potenziamento del capitale sociale attraverso la valorizzazione dei benefici della multiculturalità. Cambiare è possibile …INSIEME.