da Seneca; traduzione, adattamento e regia Natale Filice; musiche originali Salvatore Sangiovanni;
una produzione PORTA CENERE |opera|teatro|arte|
con Denny Mendez, Josephine Carioti, Alessandro D’Acrissa, Annalisa Gioia, Geremia Longobardo, Mario Massaro, Francesco Reda; Costumi: Maruska Staropoli; Scenografia e Scenotecnica: Eros Leale, Gianluca Salomone; Sonorizzazioni: Lorenzo Vommaro; Graphic Design: costantinosammarra.it | Elisa Ianni Palarchio; Aiuto Regia: Rosy Chiaravalle; Regista Assistente: Mario Massaro; Responsabile di Produzione: Angela Rizzuto
si ringrazia la Scuola Civica di Musica “Ada Campagna”, il Comune di Mendicino (CS), il centro commerciale il Castello di Bisignano, Teatroper.
A risalire la stretta piu’ arcaica del mito si fa presto a smarrirsi. Perdipiu’ la visione diacronica dell’uomo contemporaneo, la sua idea di sviluppo, di scienza, di progresso, di ‘evoluzione’ ci induce a considerare a priori il Mito come sintagma immaginale, articolato in componenti e elementi concatenati esclusivamente dalle leggi della causalita’ e della propedeuticita’. Eppure, una visione antinomica, rispetto all’attuale setting generalistico e paternalistico della cultura dominante, e’ ancora possibile. Il problema fondamentale, comunque, resta il prosciugamento semantico e i restringimenti interpretativi che fanno terra bruciata attorno ai segni e ai simboli, al fine di ricondurli a significati noti e certi, gia’ acquisiti, non pericolosi. E così, di quadro in quadro, di opera in opera, di teatro in teatro, la questione si allarga, cristallizzandosi in varie forme e costituendo una sorta di grande museo immaginale ed emozionale. Secondo questa via, il Mito ha insegnato e insegna all’uomo a pensare, a distinguere e a concepire idee complesse: come in un gioco di specchi multidimensionali che riproducono, deformandola, l’immagine originale, che si confonde nel bagliore della trama riflettente. E allora perche’ Seneca? Forse perche’ gli aspetti pedagogici del suo stoicismo debbano o possano insegnare o re-insegnare all’uomo contemporaneo i valori fondamentali della vita? No, grazie! Forse perche’ una Fedra scritta ‘solo per essere letta’ puo’ essere una sfida stimolante per giovani teatranti ansiosi di sperimentare? No, grazie! Cio’ che mi interessa, invece, e’ l’aspetto piu’ squisitamente teoretico della tragedia senechiana e’ in altre parole, non il ‘messaggio’, ma la cruciale ricreazione del tempo. Il Tempo, appunto, e’ il riferimento principale di questa lettura, in quanto capace di regolare, sregolare, organizzare e disordinare eventi e dimensioni. L’idea non banale del Tempo, quindi, letto come organismo trans-teatrale e performante, lambisce, urta, permea e scolpisce gli apparati e le architetture previsti in questo allestimento. La scena: col suo corpo frontale, bidimensionale e pubblico, e quello prospettico, tridimensionale e privato, che guida, paradossalmente, lo sguardo lungo la direzione della spada di Aiace; la musica: con le sue dinamiche apparentemente monodiche, che ridistribuisce nel tempo e nello spazio i cristalli impazziti della rottura del Mito. Così la Fedra di Seneca diventa Opera contemporanea (tra lirica e prosa), come ingrandimento di quella stessa rottura della linearita’ del mito, che oggi ancora possiamo chiamare tragedia.
APPUNTAMENTI
14/07/2011 Montalto (CS)
20/07/2011 Cosenza
21/07/2011 San Giovanni in Fiore (CS)
22/07/2011 Laurignano (CS)
28/07/2011 Monopoli (BA)
01/08/2011 Nettuno (ROMA)
03/08/2011 Villapiana (CS)
08/08/2011 Rocca Imperiale (CS)
09/08/2011 Bagnoregio (VT)
11/08/2011 Badolato (CZ)
13/08/2011 Spezzano Piccolo (CS)
16/08/2011 Sant’andrea di Conza (AV)
12/09/2011 Triggiano (BA)