Lo spettacolo è ispirato a diversi capolavori del teatro: da LA PACE di Aristofane, a ASPETTANDO GODOT di Beckett, fino all’UBU ROI di Jarry. Opere che hanno in comune un linguaggio semplice ma inaspettatamente efficace e che dietro a parole comuni celano verità orribili sulla guerra e sul significato dell’umanità; soprattutto sono accomunati da un linguaggio corporeo incisivo, composto da gesti e movimenti che, a volte, eludono la parola, fino a renderla inutile. La performance si compone di cinque momenti essenziali:
L’ATTESA: I protagonisti attendono che qualcosa accada: sono in un perenne gioco di azioni quotidiane: chi sono? Cosa aspettano? Sembra che qualcosa sia imminente, risolutivo; ma sarà così?
LA MISSIONE: I nostri protagonisti vengono arruolati con l’obiettivo di sconfiggere il Nemico che si trova nell’imprecisata Patria X. Il Generale è un omino nevrotico che fa richieste insensate, come tutti i militari ed è accecato dalle “irragionevoli ragioni” che recano con sé i conflitti.
LA PARTENZA: I ragazzi partono e come in tutte le partenze si nascondono entusiasmo e malinconia; e così sarà anche per loro.
IL VIAGGIO: Durante il loro viaggio verso la Patria X, hanno un incidente e si imbattono in uno strano tipo di arma, La Pace. Un’arma misteriosa, forse potentissima, di cui nessuno ha mai sentito parlare e che, di conseguenza, nessuno sa usare.
L’EPILOGO: Tra gag e situazioni strampalate, riusciranno a raggiungere la Patria X, e un incontro con altri soggetti simili a loro, svelerà a cosa sia servito il loro percorso: ritrovare sé stessi negli altri, scoprendo l’inesistenza di un vero nemico e innescando la pace, considerata alla stregua di un ordigno, con un gesto semplice come può essere offrire del cibo ad uno sconosciuto affamato.
Lo spettacolo fa parte del percorso “Il Teatro non ha colori” del progetto “L’Arte di Conoscersi in Cantiere“. Il progetto, finanziato con risorse del fondo FAMI del Ministero dell’Interno e della Unione Europea, ha l’obiettivo di promuovere la cultura dell’integrazione attraverso percorsi artistici espressivi alternativi ed innovativi con interventi volti ad aiutare i Minori Stranieri non Accompagnati (MSNA) ad affrontare il loro percorso di integrazione nella società. Beneficiario del progetto è il Comune di Mendicino che in partnership con PartecipaAzione Onlus e Porta Cenere può, tramite personale esperto e qualificato, intervenire positivamente sul problema dell’integrazione sociale dei MSNA, che continua a rappresentare uno degli aspetti più problematici del sistema asilo italiano e calabrese. La Calabria, seconda regione italiana per numero di MSNA accolti (pari all’ 8% dei censiti sul territorio nazionale), di cui oltre il 90% è nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 18 anni, risente della scarsità di iniziative tese alla inclusione culturale dei migranti, nonché della mancanza di luoghi di aggregazione sul territorio. L’integrazione oggi non è ancora un “processo bidirezionale dinamico ed articolato”: da un lato i minori migranti, non sono totalmente preparati e aiutati a integrarsi, dall’altro le comunità e le istituzioni pubbliche non sono abbastanza preparate per adempiere al compito di sviluppare politiche sensibili ai bisogni specifici. Tale quadro rende difficoltosa la mutua conoscenza degli attori sociali. Tuttavia i MSNA esprimono il bisogno-necessità di avere maggiori occasioni di contatto con gli italiani, anche attraverso la partecipazione in attività culturali–sociali. Le nostre azioni progettuali in favore dei minori prevedono percorsi creativi espressivi, attività ludico-conoscitive, di sensibilizzazione e di comunicazione, utilizzando forme di espressione artistica e linguaggi creativi, non verbali e corporei, che abbattono le difficoltà legate alla lingua facilitando le capacità di comunicazione. La metodologia è di tipo relazionale e socio- educativa, con la condivisione dei lavori dei percorsi seguiti con i coetanei autoctoni coinvolti. I ragazzi che prendono parte alle attività, tutti ospiti di centri di seconda accoglienza dell’hinterland di Cosenza, hanno un’età compresa tra i quindici e i diciotto anni, arrivano dal Gambia, dalla Nigeria, dal Ghana, Costa d’Avorio, Senegal e ancora dell’Egitto, dal Mali, dalla Guinea, dal Pakistan ma anche dalla vicina Albania. La presenza dei Minori Stranieri non Accompagnati allo spettacolo “La Pace” e la Mostra dei lavori da loro realizzati, rappresentano quanto la nostra iniziativa sia stata capace di favorire l’integrazione permettendo ai ragazzi di conoscere maggiormente il territorio e i contesti ospitanti, rafforzando le relazioni sia con gli adulti che con i coetanei autoctoni, coinvolgendo anche strutture culturali come la vostra realtà. Il processo di inclusione non può prescindere dalla sensibilizzazione delle comunità autoctone. L’impatto a medio e lungo termine che il progetto si attende di raggiungere è un sensibile cambiamento della comunità cosentina e calabrese, interessata dal fenomeno migratorio in modo considerevole, in relazione a una maggiore interazione, scambio, relazione tra cittadini italiani e stranieri, e il potenziamento del capitale sociale attraverso la valorizzazione dei benefici della multiculturalità. Cambiare è possibile …INSIEME.